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Tutto può cambiare

La Comunità di Sant’Egidio è presente in Albania da 23 anni: una presenza ormai radicata accanto ai poveri, ai bambini e agli anziani, con interventi di carattere formativo, sanitario e di solidarietà.


“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia.”

Franco Basaglia

Di Enkeleda GJINI, Docente
     Florida BUZI
     Corso di Laurea in Infermieristica

La Comunità di Sant’Egidio è presente in Albania da 23 anni: una presenza ormai radicata accanto ai poveri, ai bambini e agli anziani, con interventi di carattere formativo, sanitario e di solidarietà. Noi studenti del terzo anno di infermieristica all’UCNSBC siamo testimoni di quanto lavoro e dedizione vi è dentro quella “scatola rossa”. Giovanni Paolo II diceva: “tutto può cambiare” e negli occhi di chi vive il cambiamento, c’è la speranza della rinascita”. Dal marzo del 2018 abbiamo avuto la fortuna di poter partecipare anche noi al cambiamento. Per diverse settimane abbiamo contribuito a questo progetto, vivendo ogni minuto la quotidianità di chi, in quella “scatola rossa” ha visto la propria salvezza. Quella casa rossa sembra una piccola “oasi” nel deserto, come un piccolo funghetto rosso, tra le mura bianche dell’ospedale. Sicuramente non è stato facile inquadrare la situazione, ma dal primo momento abbiamo avuto la sensazione di vivere in un mondo parallelo al nostro, un mondo senza malizia, senza problemi utopici, nel quale la normalità prendeva il sopravvento. Parlarne ora può sembrare facile e scontato ma, se provo a inquadrare il momento penso solo all’adrenalina e alla paura che logorava le nostre menti. È stata una sensazione strana e  inspiegabile, un susseguirsi di domande senza una risposta. Eppure, all’apertura del cancello sembrò tutto più chiaro. Ci sentiamo in dovere di ringraziare tutto il personale sanitario, sociale ed educativo per averci accolti e indicato come gestire in primis noi stessi. L’attenzione era rivolta tutta verso i nuovi compagni di gioco, era cosi che abbiamo incentrato la nostra esperienza. Il ludo e il dialogo sono stati i due elementi fondamentali per la collaborazione. Siamo sorpresi nell’osservare quanto sia potente una carezza, una stretta di mano, uno sguardo. Dopo aver passato una giornata insieme ai nostri amici della casa rossa, abbiamo capito l’importanza della famiglia e di quanto essa possa influire sulla malattia. I nostri amici hanno ormai creato la propria famiglia, non sono mai soli e tra di loro hanno raggiunto un’intesa incredibile, sono affiatati e ben organizzati. La gentilezza nel condividere i propri oggetti, i propri ricordi, i propri spazi ed emozioni ha reso possibile un unanime percezione. Siamo contenti di poter parlarne ora, di aver arricchito le nostre conoscenze e di poter raccontarlo, al di fuori di quelle mura, senza sentire il bisogno di nasconderci o celare particolari. Sono stati tanti i passi in avanti, ma quello che più ci ha incuriosito fù la voglia di spalancare le porte, uscire all’aperto mostrando alla società che dietro all’acronimo “malattia mentale”, si nasconde un mondo affascinante, affatto pericoloso con tanta voglia di relazionarsi con i propri coetanei. Tuttavia, l’obiettivo finale è quello di cercare in qualsiasi modo di riavvicinare i contatti con le medesime famiglie, affinché i nostri amici possano riacquisire la serenità che, per molti anni gli è stata strappata. In conclusione possiamo solo ringraziare per la meravigliosa esperienza, e augurare ai nostri amici di lasciare ai prossimi lo stesso ricordo.


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