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L'Architettura del Classicismo Socialista in Albania (1945-1960)

Il convegno è stato organizzato dal Centro di Ricerca sull’Architettura Mediterranea con la cura di Alessandro Rinaldi, Kamela Guza e Federico Marcomini. Si proponeva di gettare nuova luce sulla produzione architettonica dell’Albania riguarda un periodo di quindici anni, dal 1945 al 1960, nel quale così come negli altri paesi del blocco socialista, prevaleva l'adesione alle formule del linguaggio classico.


Negli ultimi decenni la storiografia italiana si è dedicata con successo allo studio dell’architettura e dell’urbanistica dell’Albania del periodo dell’occupazione Fascista, mentre in anni più recenti si è assistito ad un risveglio di interesse per la svolta modernista degli anni 1960’, soprattutto da parte di studiosi albanesi. La produzione architettonica tra queste due fasi, dalla proclamazione della Repubblica alla rottura tra Hoxha e Krusciov, quindi nell’arco di quindici anni è stata ignorata per due ragioni: da un lato, la commistione del regime con l'ideologia e, dall'altro, l'adesione ad un profilo architettonico classicista ritenuto superato e non degno di attenzione. Il convegno ha cercato di dimostrare che, contrariamente a quanto solitamente si afferma, l'architettura albanese di questo periodo ha una voce originale nel quadro dell'orientamento neoclassico generale della cultura architettonica di tutti i paesi del Blocco Orientale.  

È stato un convengo internazionale e si è svolto sia con la presenza fisica di persone che a distanza (online).

La prima metà della prima giornata è stata dedicata agli interventi storico-teorici più generali di noti storici dell'architettura italiana come Alessandro Rinaldi, Ezio Godoli e Mario Bevilacqua; la seconda metà ha visto l’alternarsi di interventi anche di noti studiosi albanesi come lo storico Elidor Mëhilli e lo scrittore Ardian Vehbiu, entrambi molto attivi nel panorama culturale albanese. Il momento conclusivo è stato dedicato all'analisi di alcuni edifici classicisti albanesi e ha visto il coinvolgimento anche degli studenti della Facoltà di Scienze Applicate.

Nella seconda giornata studiosi e architetti albanesi come Gjergji Islami, Armand Vokshi, Dritan Kapo hanno affrontato diverse questioni riguardanti il confronto tra gli anni dell'occupazione Italiana e l'architettura del Realismo Socialista, sia negli anni della fase classicista che della svolta razionalista dopo gli anni '60. Un contributo interessante è stato offerto da Federica Pompejano ed Elena Londo sulla trasformazione del paesaggio rurale durante il regime di Hoxha, sia dal punto di vista architettonico che antropologico. Gli ultimi interventi sono stati dedicati ad altre realtà contemporanee e storiche come il Kazakistan (Federico Marcomini) e l'Armenia (Tigran Haratyunian).

Il convegno è stato una buona occasione per avviare un dibattito costruttivo sul rapporto tra storia e architettura, ideologia e architettura, sia dal punto di vista delle forme architettoniche che dei processi costruttivi. Il linguaggio classico dell’architettura era il focus principale. Si tratta di una questione che provoca ancora discussioni molto fruttuosi non solo del passato dell’architettura, ma anche del suo futuro. Il contesto albanese offre numerosi casi di studio che da un punto di vista storico meritano di essere indagati. Il convegno è stato solo il punto di partenza di un dibattito che speriamo susciti ulteriore interesse per gli studiosi e studenti.


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