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Vaccinazione

L'introduzione delle vaccinazioni, come uno degli interventi di Sanità Pubblica più efficienti, ha cambiato drasticamente l'incidenza delle malattie infettive nel mondo. Su questa esperienza, la vaccinazione degli operatori sanitari è considerata di fondamentale importanza e si basa su due fattori: in primo luogo l’elevato rischio professionale per le malattie infettive, in secondo luogo; il rischio per gli assistiti spesso appartenenti alle fasce ad alta vulnerabilità, come soggetti portatori di condizioni patologiche predisponenti, categorie fragili, quali anziani e neonati.


Di Olisa PATA
Corso di Laurea in Medicina

L'introduzione delle vaccinazioni, come uno degli interventi di Sanità Pubblica più efficienti, ha cambiato drasticamente l'incidenza delle malattie infettive nel mondo. Su questa esperienza, la vaccinazione degli operatori sanitari è considerata di fondamentale importanza e si basa su due fattori: in primo luogo l’elevato rischio professionale per le malattie infettive, in secondo luogo; il rischio per gli assistiti spesso appartenenti alle fasce ad alta vulnerabilità, come soggetti portatori di condizioni patologiche predisponenti, categorie fragili, quali anziani e neonati. Il nostro studio è nato dal fatto che, gli studenti di medicina appartengono a questa categoria ed in pochi anni saranno medici in corsia e che attualmente condividono il loro tempo, tra reparti ospedalieri e università, spesso trascurando l’attenzione per i programmi di immunizzazione, venendo meno all’utilizzo di questa modalità efficiente di controllare le malattie infettive. Abbiamo valutato un campione composto da 218 studenti, appartenenti a 4 anni accademici consecutivi (2015 – 2019), del corso di laurea di Medicina e Chirurgia della Università Cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio”, i quali hanno aderito agli esami immunologici effettuati dal servizio di Medicina del Lavoro, presso il Policlinico “Tor Vergata”, a Roma. Al momento delle analisi, 85% del campione aveva tra i 22 e 24 anni. Il laboratorio ha valutato lo stato di protezione immunitaria verso epatite B, Morbillo, Parotite e Rosolia. Noi ci siamo soffermati particolarmente sulla persistenza degli anticorpi contro l'epatite B, dopo le 3 dosi di vaccinazione effettuate nel primo anno di vita. I risultati si sono rivelati sorprendenti, in quanto solo il 42% del campione ha mostrato livelli del titolo anticorpale sufficienti da considerarsi immune verso questa malattia (>10 IU/L). Questa copertura e stata trovata a livelli ancora più bassi (circa 15% immunizzati), per gli studenti vaccinati quasi 20 anni fa (durante il loro primo anno di vita), che incrementa a 60% per gli studenti che hanno avuto un richiamo ulteriore del vaccino contro HBV 10 anni prima. Il titolo anticorpale, a livello teorico, riflette il numero delle dosi, l'età della somministrazione, ma anche la possibile circolazione dell'agente eziologico indigeno dopo il vaccino (che funge da booster naturale). Invece, sulla base del nostro studio, si documenta l’importanza del monitoraggio del titolo anticorpale, per valutare l’efficacia dei programmi di vaccinazione, e in più il valore aggiuntivo di protezione conferito tramite le dosi di richiamo. Queste strategie sono ancora più raccomandate, per tutte le categorie del personale sanitario, per poter garantire una ottimale difesa verso le malattie infettive, prevenibili con i vaccini.


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