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Una Visita Alla Casa Di Riposo

Il 25 Ottobre 2019 insieme al prof Florian Spada e altri tre colleghi, ci siamo recati presso la casa di cura “Shtëpia e Zotërinjve” per prestare servizio ai pazienti degenti. Si tratta di pazienti di terza età.


Di Martina PAESE
Corso di Laurea in Fisioterapia

Il 25 Ottobre 2019 insieme al prof Florian Spada e altri tre colleghi, ci siamo recati presso la casa di cura “Shtëpia e Zotërinjve” per prestare servizio ai pazienti degenti. Si tratta di pazienti di terza età, per la maggior parte affetti da patologie come Alzheimer e Parkinson e anziani in buon stato di salute, ma che si trovano in struttura perché le famiglie non possono prendersene cura. Durante il viaggio in macchina, ci assalivano mille dubbi, pensieri, incertezze su come sarebbe stato l’approccio che avremmo avuto con i pazienti una volta arrivati lì. Pensavamo e ripensavamo cosa avremmo potuto fare per farli sentire a loro agio, come si sarebbero sentiti di fronte la nostra presenza e quale “strategia” potesse essere più adeguata per rendere la giornata produttiva. Era la prima volta che ci relazionavamo con questa tipologia di pazienti e con questa fascia di età, ancora una realtà un pò ignota ai nostri occhi. Penso che quel pizzico di “paura” nascesse proprio da questo: non sentirsi all’altezza o non riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissato, ovvero quello di regalare un sorriso a persone che probabilmente non lo ricevevano da tempo. Una volta arrivati lì, la direttrice ci ha fatto da guida per mostrarci le varie aree del centro, la disposizione dei reparti e come vengono svolte tutte le attività quotidiane. Ci ha fatto un excursus sulla giornata tipo dei pazienti e di tutti i sevizi che la struttura mette a disposizione. Con l’aiuto anche del professore abbiamo iniziato a far svolgere ai pazienti delle attività all’aperto sotto forma di gioco, come ad esempio il superamento degli ostacoli, lo slalom ed esercizi con gli elastici, con il fine di incentivare il paziente al movimento e facendolo divertire al tempo stesso. I pazienti, inizialmente un pò frenati, hanno pian piano incominciato ad avere sempre più fiducia in noi e a lasciarsi andare, partecipando attivamente a tutto quello che gli è stato proposto. Ricordo bene i loro visi, inizialmente un pò perplessi. Stavano lì, come se ci stessero scrutando, analizzando; traspariva il loro timore, le loro fragilità e la loro difficoltà ad affidarsi a noi, ma allo stesso tempo, la voglia di mettersi in gioco e di relazionarsi con noi giovani. In particolare ricordo un anziana di nome Nina, che fin da subito mi ha sorriso; era amorevole nei miei confronti. Si è affidata totalmente a me e, dopo averla aiutata nelle varie attività da svolgere, mi ha sorriso con gli occhi pieni di riconoscenza e sono felice per aver fatto qualcosa di nuovo per lei. Ecco, è esattamente questo uno dei momenti che non scorderò mai. Penso che sia proprio da queste piccole cose che ci si rende conto di quanto invece si possa fare tanto, di quanto sia importante e bello riuscire, in qualche modo, a contribuire nel migliorare la giornata di una persona. Sicuramente abbiamo terminato questa giornata portando con noi un bagaglio che ci servirà per il nostro futuro perchè abbiamo appreso tanto, sia a livello professionale ma soprattutto a livello umano perché ci siamo resi conto, di quante emozioni possa donare un semplice sorriso.


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